Piante d’acquario e biotopo

La maggior parte degli insuccessi nella coltivazione di piante palustri o acquatiche in acquariologia è dovuta alla scarsa conoscenza delle loro esigenze vitali. Le poche  informazioni  sull’ecologia dei biotopi di provenienza porta l’acquariofilo a basare la sua coltivazione su informazioni derivanti da esperienze di altri appassionati che, in quanto tali non hanno nessun riscontro scientifico. Solo da un attento studio del biotopo di provenienza si possono estrapolare i parametri vitali derivanti da fattori ambientali. Esiste un’ampia letteratura sui vari biotopo naturali di nostri interessi dai quali sarà facile dedurre i valori dei fattori ambientali di nostro interesse:

  • Temperatura
  • Luce
  • Materiale di fondo
  • Acqua

Essi non andranno chiaramente considerati in valore assoluto, ma sempre in relazione alle influenze stagionali determinate dai ritmi climatici che apportano modifiche a volte anche considerevoli ai parametri di nostro interesse sia nell’arco della giornata che nell’arco delle stagioni. Dalla loro analisi capiremo perché alcune piante si adattano meglio di altre a temperature più basse, come un alto livello di illuminazione  non sia sempre un fattore positivo per ogni tipo di pianta e che a volte  esse, nel nostro acquario, ”sopravvivono”  solo perché hanno una grossa capacità di adattamento

TEMPERATURA

La temperatura influisce sul metabolismo e la fotosintesi oltre che su aspetti quali la formazione dei fiori e dei frutti. Ogni pianta ha un range di temperatura più o meno ampio ( a seconda del biotopo) nel  quale vive e cresce più o meno bene e all’interno del quale è da ricercarsi quello ideale per il perfetto sviluppo della stessa. Le piante provenienti dalle zone più calde e quindi non abituate a sbalzi di temperatura sono più esigenti di quelle che provengono da zone ove le caratteristiche climatiche le hanno abituate a sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte. Se il range di temperatura per la coltivazione di una pianta è facilmente reperibile in letteratura, la ricerca del valore ottimale (optimum termico) potrebbe essere un interessante spunto di ricerca per un appassionato acquariofilo

LUCE

La luce è la fonte di energia per la fotosintesi e forse  l’elemento più noto è meno trascurato dall’acquariofilo. Nello studio di questo parametro in riferimento al biotopo di interesse i fattori in gioco sono innumerevoli: latitudine geografica, fotoperiodo legato all’alternanza del giorno e la notte e delle stagioni, irradiazione assorbita dall’acqua, variazione dello spettro  legata alle sostanze disciolte. Questo non  deve farci preoccupare perché le piante coltivate in acquario, siano esse palustri che acquatiche, vivono semi emerse o a una profondità massima di 30 cm e in genere colonizzano zone prive di ombra, quindi generalmente hanno ha disposizione un irraggiamento superiore di quello delle nostre vasche.

Questo ci permette di evitare uno studio così approfondito a meno che non decidiamo di coltivare piante “particolari” per l’aquariofilia. Quindi in linea generale possiamo partire dal presupposto che difficilmente le nostre piante in acquario soffriranno per troppa luce, ma dobbiamo anche tener presente che non è assolutamente vero che maggiore è l’intensità luminosa alla quale è esposta e più la pianta cresce. Infatti ogni pianta ha un valore ottimale di luce desumibile da delle curve di saturazione, non facilmente reperibili in letteratura. Dallo studio di quest’ultime si nota come ogni pianta ha un curva  caratteristica superata la  quale la sua capacità di assimilazione non sale o addirittura scende se non compensata somministrando CO2 e adattando la temperatura. Una parte di letteratura tende a classificare le piante d’acquario in sciafile: in grado di sfruttare una scarsa irradiazione luminosa e caratterizzate da lame fogliari grandi e larghe; ed eliofile: che hanno bisogno di una luce più intensa ed hanno una maggiore attività fotositentica. Se le prime si adattano bene anche ad una forte illuminazione le ultime se non esposte ad un intensa illuminazione deperiscono rapidamente. Anche se le piante hanno ottime capacità di adattamento, spesso manifestate con forme anatomiche e morfologiche difformi, è un interessante esperimento per l’acquariofilo trovare la giusta posizione per la pianta nella propria vasca in modo che venga raggiunta da una intensità luminosa ottimale, proprio un’attenta disposizione delle piante può fare in modo che le più esigenti creino una leggera penombra per le sciafile.

MATERIALE DI FONDO

Lo studio del materiale di fondo è forse quello in cui la letteratura è più carente, e la maggior parte degli studi si riferiscono all’analisi chimica della sostanza vegetale secca. Da tale studio infatti si misurano le percentuali di nutrienti presenti e si traggono conclusioni per una fertilizzazione mirata. Bisogna considerare che la maggior parte delle piante coltivate in acquario non sono piante acquatiche e quindi in grado di assumere nutrimento da foglie e radici; ma sono palustri e quindi con un robusto apparato radicale. Un parametro importante desumibile dal biotopo è la granulometria del terreno: più essa è grande maggiore è l’areazione e il movimento dell’acqua nel fondo.

Nei fondi argillosi invece scambi di acqua ed aria sono assenti e sono ricchi di sostanze nutritive. Importantissima anche la reazione acida o alcalina del fondo (ph) che influisce sull’approviggionamento di sostanze nutritive. Anche se generalmente nelle zone tropicali le piante vivono in ambiente a ph leggermente acido o neutro vi sono particolari biotopi di queste zone ove si creano risacche con valori alcalinici nei quali molte piante hanno trovato il loro habitat ideale. Tipici biotopo a reazione basica sono sicuramente i grandi laghi africani, ma le piante tipiche di queste zone si adattano bene anche ad ambienti con ph di poco inferiore a 7. Abbiamo capito come lo studio del biotopo sia fondamentale per la scelta della granulometria, del ph e quindi delle piante tra loro compatibili, mentre in linea generale è buona norma allestire con un ottimo fertilizzante di fondo e proseguire poi integrando  sia con pasticche che liquido in modo da fornire un buon apporto di sostanze nutritive sia alle piante palustri che a quelle acquatiche.

ACQUA

L’acqua oltre ad essere il fattore ecologico più importante è quello che influenza quelli sino ad ora studiati, è facile infatti immaginare come solo la velocità di movimento della stessa modifichi temperatura, natura del fondo e sostanze disciolte e la sua colorazione l’intensità di illuminazione.

L’acqua oltre ad essere il fattore ecologico più importante è quello che influenza quelli sino ad ora studiati, è facile infatti  immaginare come solo la velocità di movimento della stessa modifichi temperatura, natura del fondo e sostanze disciolte e la sua colorazione l’intensità di illuminazione.

Le piante tropicali  che sono diffuse in acquariologia vivono in zone dove l’acqua è “stagnante” o con un moderato movimento. Chiaramente il concetto di “stagnante” è relativo perché intuiamo benissimo che in natura non esiste corso d’acqua che non abbia un minimo movimento, ma questo per capire che quelle specie che vivono nei tratti con forte corrente non potranno mai a riuscire a vivere nelle nostre vasche. Un leggero movimento dell’acqua è comunque vitale per ogni specie di pianta di qualsiasi biotopo, infatti esso permette  lo svolgimento dei processi fisiologici del metabolismo: apporto sostanze nutritive, rimozione dei prodotti di scarto. In un bacino di acqua completamente stagnante si creerebbe un cappa povera di acido carbonico intorno alla pianta tale da inibirne la corretta crescita. Nei bacini tropicali e sub tropicali troviamo generalmente  acque tenere con ph leggermente acido e solo in casi rari condizioni estreme con ph veramente basso e naturalmente in eccezioni ancora più rare acque alcaline. Sicuramente uno studio più approfondito del biotopo di nostro interesse ci porterà a scoprire molte eccezioni che non faranno altro che confermare la regola. Alla stessa maniera nei grandi laghi africani (Malawi Tanganica) la tendenza sarà esattamente opposta, ma anche qui proprio per le grandi masse di acqua in continuo ricambio difficilmente si trovano zone con valori alcalini estremi. In natura il continuo ricambio con acqua proveniente dalle sorgenti mette a disposizione delle piante grandi quantità di sostanze nutritive disciolte molto importanti per il loro corretto accrescimento, soprattutto per le specie acquatiche. Nella nostra vasca potremo sopperire a queste esigenze con cambi regolari e integrazione di fertilizzante liquido.

         L’analisi di tutti questi parametri potrebbe farci pensare che la coltivazione di piante in acquario sia un impresa quasi impossibile, ma le capacità di adattamento delle piante giocano in nostro favore. In natura ogni pianta è comunque sottoposta a variazioni giornaliere e stagionali dei parametri vitali; l’alternanza del giorno e della notte e il susseguirsi delle stagioni provoca variazioni di temperatura, di illuminazione di corrente ect ect alle quali la pianta si adatta. Queste variazioni sono legate chiaramente al clima del biotopo, quindi a seconda della provenienza il range di escursione è più o meno ampio, ma ciò ci permette di “giocare”  sui valori dei parametri vitali in modo da poter coltivare nella stessa vasca due piante che in natura non vivono così “vicine”. Quindi se la riproduzione fedele del biotopo è l’optimum per ricreare un piccolo angolo di natura più possibile fedele alla realtà, alla stessa maniera il suo studio ci permette di popolare una vasca scegliendo piante che comunque possano prosperare insieme anche se non provenienti dallo stesso biotopo.

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